Castelli e la sua storia
Un piccolo borgo nel parco nazionale del Gran Sasso d’Italia
Castelli, inserito nel circuito "I borghi più belli d'Italia", é un paesino ai piedi del Gran Sasso d’Italia dove dal tardo medioevo inizia la tradizione della ceramica artistica che raggiunge il suo massimo splendore nell’epoca rinascimentale quando molti artisti dipingono i mattoni per decorare il soffitto della Chiesa di San Donato. Nel '700 Castelli fornisce ad importanti case reali piatti e oggetti decorativi in ceramica, per questo oggi molti pezzi di ceramica si possono ammirare in importanti musei come l’Ermitage di San Pietroburgo. La ricca storia culturale ha portato nel 1906 alla fondazione di un’importante scuola d’arte che ancora oggi opera nel settore della ceramica di design.
Negli anni '50 la ceramica di Castelli conosce un profondo rinnovamento sia nel decoro che nella forma grazie all’intensa attività culturale di artisti
come Baitello, Saturni, Mattucci, Visani e Tramonti che, in collaborazione con gli studenti, realizzano opere uniche come il Terzo Cielo e il Presepe monumentale. Il Terzo Cielo, premiato nel 1954 con diploma d’onore alla IX triennale di Milano del 1954, é costituito da mattoni che si ispirano al soffitto della chiesa seicentesca di San Donato con una iconografia totalmente nuova. Il Presepe monumentale realizzato nel 1970 fu esposto a Roma ai Mercati Traianei e poi portato in esposizione nel 1976 nei luoghi della cristianità.
Oggi un importante museo consente di conoscere la grande storia della ceramica artistica di Castelli.
La tradizione artistica continua nel borgo affidato alle sapienti mani di un numero sempre più esiguo di abili artigiani.
La storia delle botteghe di famiglia
La prima bottega della mia famiglia , che si chiamava Volpe, nasce quando Vincenzo torna dalla grande guerra (1915-18), e insieme ai suoi fratelli comincia l’attività. Il procedimento iniziava con la ricerca dell’argilla, nel terreno di montagna vicino al fiume Leomogna, la creta ripulita arrivava al torniante che creava l’oggetto tridimensionale lavorando la terra sul tornio a pedale. Dopo l’essicazione si cuoceva nelle fornaci a legna. L’oggetto cotto chiamato biscotto veniva immerso nello smalto e successivamente consegnato al pittore che era la figura di spicco del laboratorio. I colori della pittura erano ricavati dalle pietre colorate triturate nei piccoli mulini ad acqua localizzati lungo il fiume che costeggia Castelli. Una volta dipinto veniva cotto per la seconda volta e acquistava la sua lucentezza.
La produzione di piatti, ciotole, tazze, tazzine, vasi decorativi e contenitori per conservare i cibi era pronta per la vendita, un catalogo dipinto a mano ad acquerello, autentica opera d’arte ancora esistente oggi, presentava la produzione.
Importante per la vendita era la figura del procuratore di ordini che raccoglieva i cataloghi di tutte le botteghe del paese e le proponeva a al di fuori del territorio abruzzese , importanti clienti erano esponenti della nobiltà napoletana, fino ad arrivare nella lontana Francia.
Le stoviglie venivano spedite in casse di legno quando era possibile in treno dalla costa abruzzese. La ceramica era un’importante merce di scambio per avere grano e tessuti e nacque cosi il baratto. Lo scoppio della seconda guerra mondiale rallentò la produzione e la vendita della ceramica perché i lavoratori furono reclutati dall’esercito. Finita la guerra ripartì l’economia delle maioliche, grazie alla sistemazione delle strade favorendone l’esportazione.
La bottega Volpe finì la sua attività alla morte di Vincenzo verso la metà degli anni 50.
Mio nonno paterno e i suoi numerosi fratelli fondarono la bottega Mercante dove lavorava come torniante.
Foto di Alessandro Pardi